Santuario del Sacro Cuore di Gesù, Rosolini

MONASTERO DELLA VISITAZIONE DI ROSOLINI



Il 25 aprile 1978 nasce nella località di Rosolini, da povera famiglia, Carmela Aprile. Nel 1896 contrae nozze, ma nel 1904 rimane vedova. La sua devozione forte e generosa le fa spendere ben tre lire – una discreta somma per quei tempi – per acquistare un’immagine del Sacro Cuore particolarmente espressiva. Quest’icona dell’Amore divino diventa presto oggetto di umili omaggi, preghiere, sorgente di consolazione. Carmela intanto si rende docile alle ispirazioni della grazia. Il 28 settembre 1909 all’improvviso comincia a soffiare un vento impetuoso e il disegno di un cuore appare nitido sulla terra: Carmela vede in quel segno una spinta a rinvigorire la propria devozione. Così comincia la sua missione quale umile apostola del Sacro Cuore e l’immagine comincia a fare miracoli. Il parroco incoraggia la sistemazione di una prima piccola cappellina e ottiene dal Vescovo di Noto la facoltà di celebrarvi la S. Messa e custodirvi il SS. Sacramento.

Intanto si unisce a Carmela, desiderosa di condividere la sua vita, Filomena Scrivano. Il loro incontro culmina nella consacrazione a Dio: infatti già dal 1917 vengono chiamate Madre Carmela e Suor Colomba. Nel 1918 si unisce alle due apostole la piccola Giuseppina Rubbera, una bimba che Suor Carmela chiamerà Serafina: sarà una pietra miliare per la nascente opera. Ma ecco che a un certo punto la tempesta dell’incomprensione si abbatte sul piccolo gruppo: infatti il Vescovo di Noto, Mons. Giuseppe Vizzini, desidera dare un assetto giuridicamente valido al Santuario, ma Madre Carmela non vede in questo la volontà di Dio. Così nasce tra loro un incomprensione tale da indurre il Vescovo, nel 1930, a sospendere il culto nel Santuario del Sacro Cuore, riaperto poi nel 1931.

Madre Carmela sente di essere chiamata ad aprire il cuore e i locali del Santuario ai miseri e ai derelitti: organizza quindi, negli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale, il ‘ rancio dei poveri’; nasce inoltre la ‘Casa della Fanciulla’, per le bambine prive di genitori o provenienti da famiglie in difficoltà, e la Scuola Materna. L’idea di fondare a Rosolini un monastero della Visitazione che inglobasse il Santuario del Sacro Cuore brillò nella mente di Mons. Calabretta. Egli, che tanto apprezzava la spiritualità di san Francesco di Sales, era convinto che proprio questa famiglia religiosa era la più idonea a custodire e propagare il culto al Sacro Cuore. La proposta coglie di sorpresa la Comunità di Acireale, ma, nonostante che il Santuario sia affiancato da opere di assistenza sociale, mentre l’Ordine della Visitazione è contemplativo, con clausura papale, viene attuata la fondazione, per la quale verrà formulato e approvato dalla Santa Sede uno speciale Statuto, che autorizzi la gestione delle opere già esistenti. Il 24 dicembre 1958 giungono a Rosolini le due Fondatrici: suor Maria Cecilia Berardi, Superiora, e Suor Maria Emmanuela Panelli, Assistente. Il 30 giugno 1959 fanno Vestizione religiosa Suor Maria Serafina Rubbera e Suor Maria Elena Anelli. Il 2 luglio 1960 Madre Maria Angela Nicotra istituisce la ‘Confraternita della Guardia d’onore’, affiliandola alla grande istituzione diffusa da oltre un secolo in Europa. A dare vita a questa Associazione, nella seconda metà dell’ottocento, era stata Suor Maria del Sacro Cuore Bernand, Professa di Bourg-en-Bresse. Scopo della Confraternita è dedicare un’ora della propria giornata al Sacro Cuore, in spirito di riparazione.

Il periodo dal 1960 al 1965 è tutto un fervore di opere. Madre Carmela Aprile vedeva i suoi giorni coronati dalla realizzazione del suo sogno; ora, con i suoi 90 anni, concludeva la sua esistenza terrena. Con il Concilio Vaticano II il monastero di Rosolini ha dovuto rivedere la propria posizione canonica e optare per le Costituzioni dell’Ordine che prescrivono la clausura papale: si è trattato dunque di cedere le opere caritative alle strutture gestite dallo Stato. Restava attiva e fiorente ‘L’Opera dei Pellegrini’. A distanza di 50 anni, la Comunità, sia pure ridotta di numero e di forze, vive con immutato fervore il suo impegno, nella certa speranza che Dio compie l’opera che ha iniziata.