Santuario del Sacro Cuore di Gesù, Rosolini

CARMELA APRILE

Rosolini 1878 – 1968

Una vita per il Sacro Cuore
(di Salvatore Cerruto)

La città di Rosolini è conosciuta, da un punto di vista ecclesiale, anche fuori della diocesi di Noto, per il Santuario del Sacro di Gesù in essa ubicato, meta di molti pellegrinaggi. È interessante sapere che la storia di questo santuario è strettamente legata a quella della sua fondatrice, Carmela Aprile, una donna del popolo. Carmela Aprile nasce a Rosolini il 25 aprile 1878 da Orazio e Giorgia Giamblanco, di condizioni molto umili. Il12 giugno 1896 si sposa con Gioacchino Gennaro, il quale muore qualche anno dopo ad Alessandria d’Egitto, dove era emigrato per lavoro. Rimasta giovanissima vedova, Carmela conosce ben presto la caducità e la sofferenza della condizione umana, ma non si scoraggia e trova nella fede la forza per andare avanti con speranza, nel cammino della vita. Riceve il sacramento della cresima a 22 anni (età non usuale, allora) dal Vescovo mons. Blandini, e comincia un itinerario di perfezione cristiana, guidata dal parroco della Chiesa Madre, don Vincenzo Sgadari. La Provvidenza si rivela ben presto compagna di vita di Carmela, nel momento in cui riceve per donazione un tetto sotto cui abitare dal signor Luigi Savarino. Si tratta di una vera e propria casupola, ma rappresenta il nucleo originario dell’odierno Santuario e del grande complesso di fabbricati ad esso annesso. In questa primitiva donazione troviamo concretizzato il granello di senape che, secondo il vangelo, cresce fino a diventare un grande albero, sotto cui possono trovare riparo gli uccelli del cielo.

Nel 1905 si registra un avvenimento che, a prima vista insignificante, assumerà poi una vera e propria importanza storica.

Carmela acquista da un venditore ambulante un quadro del Sacro Cuore di modesta fattura, stampato sumadreC carta. A partire dalla preghiera personale dinanzi a questo quadro, Carmela diventerà una testimone ed una divulgatrice insuperabile della devozione al Sacro Cuore di Gesù. La sua casetta si trasforma in una piccola cappella. Dinanzi al quadro del Sacro Cuore, posto su un altarino decorosamente apparecchiato, sono molte le persone che si succedono, soprattutto per la recita del Rosario (da notare che, a quei tempi, erano poche le persone alfabetizzate, e difficilmente si leggevano preghiere dal testo stampato). La devozione ed il flusso di fedeli crescono così tanto che nel 1915 il parroco Sgadari chiede ed ottiene, dal vescovo di allora, mons. Giuseppe Vizzini, l’autorizzazione ad ufficializzare il culto al Sacro Cuore nell’umile casetta, trasformandola in cappella dove celebrare la messa e custodire il Santissimo Sacramento: praticamente, nasce il Santuario.

Da questo momento la solidarietà dei fedeli verso l’opera di Carmela diventa fattiva: sono molte le donazioni, i contributi in denaro e le realizzazioni gratuite delle opere di decoro del Santuario.

La signora Lucia La Ciura, vedova del cav. Luigi Giunta, fa costruire un altare in noce, sopra il quale collocare il prezioso quadro, attorno al quale, poi, vengono appesi numerosi ex voto in oro e argento. Si raggiunge un livello tale di ricchezza di questi oggetti preziosi che i ladri prendono di mira il Santuario: madre Carmela, di notte, viene legata ed imbavagliata, ma mentre i ladri provvedono al saccheggio, essa riesce a liberarsi e a dare l’allarme.

Riportiamo questo episodio soprattutto per il suo fine, lieto ma anche evangelico: riconosciuti in carcere i suoi assalitori, Carmela li perdona e non espone denuncia alcuna contro di loro.

La popolazione, in quegli anni, attraversa momenti difficilissimi, ed il Sacro Cuore di Gesù diventa per tutti luogo di conforto e speranza in cui poter trovare riparo. Ricordiamo il dramma della prima Guerra mondiale, che fece registrare una carneficina di 8.600.000 morti, e che ebbe ripercussioni, dal punto di vista della povertà sociale, anche nelle nostre zone, anche se esse non divennero luoghi di battaglia. Si sperimenta anche l’angosciante realtà della peste, la famigerata “Spagnola”, che miete molte vittime in tutta la popolazione. In questo contesto, i fedeli ricorrono al Sacro Cuore, chiedendo grazie per sfuggire da quelle contingenze terribili e dolorose. Carmela ha l’idea che il Sacro Cuore stesso vada per le strade della città, in modo da recare consolazione e fiducia nelle case ed in ogni angolo sperduto, anche a quelle anime che, ormai sfiducia te, hanno perduto l’abitudine della preghiera e della partecipazione ai sacramenti. Ecco che si chiede al vescovo Vizzini l’autorizzazione per una festa esterna del Sacro Cuore, con relativa processione. Anche in questo caso, la solerzia del parrocco Sgadari, che crede fermamente in Carmela e nell’opera che il Signore le ispira, si fa portavoce di questa istanza nei confronti di mons. Vizzini, ottenendo che la festa del Sacro Cuore sia celebrata l’ultima domenica di settembre. Nei primi anni viene portato in processione il quadro, nel frattempo diventato famoso e venerato come una vera e propria reliquia; successivamente, temendo un possibile deterioramento del quadro, verrà utilizzata una statua del Sacro Cuore. Ma l’oggetto di venerazione rimane l’immagine del Sacro Cuore nel quadro, per cui si decide di portarlo in processione prima ogni dieci anni e poi ogni cinque; successivamente don Giuseppe Saletti, l’attuale rettore del Santuario, fa in modo che il quadro sia presente nelle celebrazioni dei Giubilei ed in varie circostanze consigliate dalla utilità pastorale.

Carmela, da parte sua, sceglie di indossare per sempre, fino alla morte, un abito rosso, come segno della sua consacrazione totale al Sacro Cuore di Gesù. Ma ci sono anche altre compagne di Carmela che vogliono seguirla ed imitarla in questa consacrazione, esprimendo il desiderio di impegnarsi in una forma di vita comunitaria. Ci sono tutti i presupposti, quindi, per la formazione di una comunità religiosa. E’ doveroso citare i nomi delle prime compagne di madre Carmela nell’opera affascinante di apostolato che seguirà: Filomena Scribano, che diventerà suor Colomba del Sacro Cuore; Giuseppina Rubberi, che diventerà suor Serafina del Cuore di Gesù; Giovanna Aneli, che diventerà suor Maria Elena. Ma cominciano, però, anche le prime difficoltà che si trasformeranno per madre Carmela quasi in persecuzione. Occorre, infatti, dare una veste giuridica alla nuova comunità religiosa, il che non è per niente facile, viste le opinioni diverse dell’autorità ecclesiastica. Si deve anche decidere delle sorti del piccolo santuario: si parla di trasformazione in monastero, parrocchia, rettoria, orfanotrofio, ecc. Al tutto si aggiunge, come è facilmente prevedibile, l’ostacolo causato dall’invidia di tanti, anche all’interno della chiesa. Sulla complessa vicenda che ne nasce, soprattutto per quanto riguarda le vedute diverse di mons. Vizzini e di madre Carmela, riportiamo quanto scrive don Giuseppe Saletti , attento osservatore e scrittore d. ei fatti storici inerenti alla diocesi di Noto: "Totalmente diversa da quella di Madre Carmela, era la visione del Vescovo Vizzini, sull’assetto giuridico canonico da dare, sia alla Famiglia Religiosa che Carmela Aprile si apprestava a far nascere, sia allo stesso Santuario. La soluzione di Mons. Vizzini, sembrava certamente la più valida; Madre Carmela, con le sue prime Suore, doveva convergere nella Congregazione delle Suore del S. Cuore di Gesù, fondata dalla Beata Maria Schininà, da Ragusa; il Santuario, doveva essere proprietà della Curia Vescovile di Noto, sotto la giurisdizione del Vescovo pro-tempore, e con rettoria. Il Vescovo, tramite il sac. Luigi Cicero, le fece pervenire la sua ferma determinazione. Alla notizia avuta, il travaglio interiore di Suor Carmela fu grande; si mise in preghiera, prostrata dinanzi a Gesù Eucaristia, sotto lo sguardo della Venerata Immagine del S. Cuore, invocando anche luce e protezione da S. Margherita MariaAlacoque … Madre Carmela quindi, doveva pervenire ad una scelta; dopo la sollecitazione chiara di Mons. Vizzini, essa esprime le sue perplessità, il disappunto, e l’impossibilità ferma dell’accettazione della disposizione vescovile.

Fu allora che lo stesso Vescovo, proibì la celebrazione della Messa, e chiuse al Culto il Santuario. Si era nel1930. Con il cuore in pianto, l’umile vedova chiamata alla sequela di Cristo Redentore, confortata dall’incessante preghiera e da viva e fiduciosa speranza, si trasferì a Siracusa portando con sé il Venerato Quadro, ed ebbe ospitalità presso le Suore della Schininà; lo sconcerto e le proteste del popolo di Rosolini, furono rilevanti"
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Siamo qui dinanzi ad una vicenda difficile da interpretare, anche perché ha come protagonisti due personaggi, Mons. Vizzini e Madre Carmela, che spiccano entrambi per virtù cristiane e dedizione totale alla Chiesa. Riteniamo, quindi, che siano infondate le interpretazioni di chi prende parte per l’uno biasimando l’altra, o viceversa. Quello che stava a cuore sia al vescovo che alla madre, in realtà, era il bene delle anime, ma ognuno valutava con criteri diversi le modalità per conseguirlo; cosicché mons. Vizzini poteva in quel momento non condividere le scelte giuridiche di madre Carmela riguardo al futuro del Santuario, ma con ciò non è detto che non apprezzasse il carisma di madre Carmela e la sua Opera. E’ da pensare invece che la decisione del vescovo fosse alquanto sofferta e che, in cuor suo, pregasse per madre Carmela; e che questa, obbedendo docilmente alle disposizioni della chiesa, pregasse per il suo vescovo. Tutto ciò è reso più chiaro da quanto avvenne nel dicembre 1935: mons. Vizzini si ammala gravemente mentre si trova in visita pastorale a Ferla, e sentendosi prossimo alla morte, dà disposizioni perché sia riaperto il Santuario del Sacro Cuore; madre Carmela, dal canto suo, avvertita per telegramma delle cattive condizioni di salute del vescovo, prega e fa pregare per lui, così come si evince da alcune pagine del suo diario.

Ad ogni modo, il fatto che mons. Vizzini, prima di morire, abbia autorizzato la riapertura del Santuario al culto non significa affatto che siano risolti i problemi di ordine giuridico latenti da tempo. Quello che è certo è che neanche il nuovo vescovo, mons. Angelo Calabretta, ritiene opportuna la creazione di un nuovo ordine religioso, né ha esito felice il tentativo di cedere il santuario alle suore del Sacro Cuore di Gesù fondate dalla beata Schininà a Ragusa. Trascorre così un lungo periodo di instabilità, legato soprattutto al fatto che i numerosi beni ceduti al Santuario, di fatto, per mancanza di una sua personalità giuridica, dovevano essere intestati alle singole persone, con grave rischio che se ne impossessassero i parenti.

Riportiamo ora quanto scrive il sacerdote Luigi Cicero, valido collaboratore di madre Carmela per lungo tempo: "Bisognò attendere l’anno 1958, quando il vescovo mons. Angelo Calabretta, volle che il Santuario fosse affidato alle monache della congregazione della Visitazione, fondata da S. Francesco di Sales e da S.Giovanna Fréniot di Chantal nel1610. Questa congregazione fu approvata da Urbano VIII nel 1626. Le suore della Visitazione o Visitandine osservano la clausura e attendono alla educazione delle giovinette. La casa madre della congregazione è ad Annecy in Savoia (Francia). Arrivarono così, come prova, le prime suore per esperimento e dopo che Madre Carmela e le sue compagne furono contente delle Visitandine, il Vescovo, nell’anno successivo, il 14 giugno 1959, diede loro l’insediamento canonico".

Ma, se finora abbiamo riferito delle problematiche legate all’apertura del Santuario al culto pubblico,- il nostro discorso sarebbe incompleto se non dicessimo anche di tutte le opere di carità che fiorirono attorno al Santuario, sempre grazie alla fede e all’impegno di madre Carmela. A favore delle ragazze in difficoltà, orfane e povere, sorse la “Casa delle Fanciulle”. A favore di tanti poveri, che si vedevano in torme aggirarsi per le strade di Rosolini a chiedere l’elemosina, nacque una mensa detta “Il Rancio dei Poveri”: erano 250 i poveri che ogni giorno potevano sfamarsi a questa mensa. Ci fu un’attenzione particolare anche per le gestanti e le puerpere che, fino a 30 al giorno, ricevevano un pranzo completo adatto alla loro delicata condizione, sovvenzionato dalla Opera Nazionale Maternità Infanzia. Per i “bambini di strada”, che affollavano le strade infangate di Rosolini, sfogando in sassaiole distruttrici tutta la fame repressa, nacque un Asilo, il primo in assoluto per la città: ben 125 bambini vi potranno trovare un’adeguata assistenza ed una formazione civile di tutto rispetto. Tutte queste opere di carità nascono già negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale.

Al centro di tutto, sta la figura di madre Carmela, che assume sempre più una funzione carismatica: sono tantissime le persone che vengono a lei per chiederle consiglio, preghiere ed, in alcuni casi, anche guarigioni, considerata la sua fama di santità che nel frattempo si andava estendendo sempre più. Madre Carmela riceve tutti con semplicità ed umiltà, non lasciandosi mai andare ad atteggiamenti di esibizionismo e mostrando, anzi, una certa austerità nella parola e nel comportamento, preferendo sempre il nascondimento ai bagni di folla.

Madre Carmela e le Visitandine saranno sempre in armonia: la devozione al Sacro Cuore accomuna tutti ed incita alla carità fervente. Le Visitandine sapranno mantenere il binomio preghiera-carità ai poveri, fino ai nostri giorni, tempo in cui possiamo vedere i nuovi poveri, tra cui gli immigrati di colore, andare al Santuario per non ritornarsene mai a mani vuote.

Ricca di tante consolazioni spirituali, premio alle sue generose fatiche, madre Carmela muore a Rosolini il 10 agosto 1968. Viene proclamato il lutto cittadino. Le spoglie di madre Carmela sono sepolte ora nella cripta sottostante al Santuario, meta frequente di quanti credono di trovare ancora oggi in madre Carmela una guida che indichi le vie del Cielo.